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Antifascismo fascista

  • Immagine del redattore: Antonino Spoto
    Antonino Spoto
  • 15 set 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

La Camera ha approvato una proposta di legge (anti)fascista: una norma che criminalizza la propaganda del partito fascista o nazionalsocialista.

Due anni di galera a chi:

  • ne propaganda le immagini, i contenuti o l’ideologia;

  • ne produce, distribuisce, diffonde o vende raffigurazioni di persone, immagini o simboli;

  • ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità.

Per chi avesse dubbi: si tratta di puri reati d’opinione. Nella migliore tradizione fascista. I fatti concreti erano già reati: promuovere o organizzare la ricostituzione di un partito fascista o nazista (art. 2, L. 20 giugno 1952, n. 645, legge Scelba); incitare alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi (art. 3, D.L. 26 aprile 1993, n. 122, legge Mancino).

Con Mancino però era già cominciata la deriva fascista della legge antifascista. Crimine partecipare (non promuovere o organizzare, come nella legge Scelba) a un’organizzazione razzista. Crimine incitare ad atti di discriminazione. Crimine anche solo diffondere idee razziste.

Adesso il cerchio orwelliano si chiude. La galera incombe sul vecchietto che “quando c’era lui”, sull'ultrà che saluta col braccio teso, sul rigattiere che espone il busto del duce, sullo storico che rivaluta l’ideologia corporativistica. Non sono esagerazioni: è ciò che dice la norma; anche se probabilmente carabinieri e giudici finiranno per applicarla solo in casi estremi (come accade sovente in un paese che abbonda di leggi stupide e feroci).

C’è da stupirsi che ciò accada in una nazione di catto-fascio-comunisti? La norma è proposta da quelli di sinistra e opposta da quelli di destra. Fascisti i primi e difensori della libertà i secondi? Non credo. Ci fosse stata in Italia una dittatura comunista invece che fascista, parleremmo di una norma contro la propaganda comunista; a schieramenti rovesciati.

Cambiano le etichette, ma la sostanza del catto-fascio-comunismo rimane: l’ortodossia di Stato. Lo Stato (il re, la chiesa, il partito, il parlamento) è padrone, controlla le persone, impone la retta via: cosa pensare e – soprattutto - non pensare.

L’ortodossia di Stato la inventarono i cattolici, che nel IV secolo presero a usare la forza dell’imperatore per liquidare gli eretici. Ma in epoca moderna i praticanti più entusiasti e assidui ne sono divenuti i gemelli degeneri del socialismo: comunisti (socialisti massimalisti) e fascisti (socialisti nazionalisti). Roghi, lager e gulag non esistono più, ma gli schemi mentali che li hanno generati sono duri a morire.

Non sostengo le idee che la norma vieta. Le ritengo balorde. Sono contrario al fascismo; e quindi anche all'antifascismo fascista. La norma non mi piace non perché sia antifascista, ma perché è fascista.

Si dirà: ma che vuoi che sia? In fondo la faccenda riguarda qualche nostalgico e pochi esaltati.

Nient'affatto. La libertà di parola vale per tutti o nessuno. Quando l’hai tolta a qualcuno, hai stabilito che può essere tolta agli altri. E non importa se te la toglie un dittatore o un parlamento eletto: non c’è democrazia dove la libertà individuale è alla mercé delle maggioranze parlamentari.

Il vero antifascismo è quello (apocrifo) di Voltaire: non mi piacciono le tue idee, ma sono disposto a battermi perché tu abbia il diritto di esprimerle. Concetto duro a radicare in terra di guelfi o ghibellini, Francia o Spagna, Don Camillo o Peppone. In una terra, insomma, dove l'idea di libertà è ridotta alla scelta di un padrone.

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Nel poema di Ariosto Astolfo va sulla luna per recuperare il senno perduto di Orlando. La razionalità è il filo conduttore del blog, diario di idee e letture, in cui prendo spunto da questioni di cultura, società e costume, per segnalare quelli che mi sembrano vizi del pensiero, mancanze di raziocinio.

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