Agnelli pasquali e pensiero corto
- Antonino Spoto
- 14 apr 2017
- Tempo di lettura: 2 min

La campagna di moda nelle ultime settimane è quella sugli agnelli. I social traboccano di appelli contro la tradizione pasquale di mangiarne la carne, corredati di immagini tenere (l’agnellino in atteggiamento effusivo) o cruente (l’agnellino al macello).
La gente che di mestiere corre dietro agli umori popolari non s’è lasciata sfuggire l’occasione. Berlusconi ha comprato (“adottato”, dice lui) cinque agnelli, con i quali s’è fatto filmare armato di biberon nel giardino di una delle sue ville. La presidente della Camera dei deputati, Boldrini, se n’è fatti portare due addirittura nelle sale storiche di Montecitorio, per apposito servizio fotografico.

Del resto, si sa, gli italiani sono sentimentali: pizza e mandolino, anema e core, la mamma è sempre la mamma. Gradiscono versare qualche lacrima, mostrarsi teneri di cuore. Anche i tanti che venderebbero l’anima se trovassero un compratore e perfino quelli che il compratore l’hanno già trovato.
Ma la moda ha un qualche senso? Ha un fondamento razionale?
Probabilmente i teneroni immaginano che l’agnellino - scampato alla pasqua - zampetti felice nei prati dietro a mamma pecora. Niente di più errato. Allevare gli ovini costa: tempo, fatica e denaro. Lo si fa per le femmine, che fanno il latte. Ma i maschi da adulti non servono; gli agnelli sono macellati comunque. L’astensione pasquale determina solo il crollo dei prezzi e la destinazione delle carni ad altri usi (alimenti industriali o mangimi). L'astensione permanente, poi, rende meno conveniente l’allevamento delle pecore: ce ne saranno di meno e il loro latte costerà di più. Una parte della produzione e del consumo si sposterà su mucche e vitelli.

La campagna non salva gli agnelli, crea le condizioni perché non siano allevati. Non un grande risultato, mi pare.
A meno di non essere vegani e auspicare proprio la fine di ogni attività di produzione e consumo di prodotti animali. Ma questa è un’altra storia, più complessa. Che non c’entra – credo - con la maggior parte di quelli che in questi giorni postano appelli sui social; e poi vanno a comprare le scatolette (carni assortite) per il gatto.
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