Piccola storia dell’antivaccinismo
- Antonino Spoto
- 14 mag 2017
- Tempo di lettura: 4 min

Ai miei nonni non importava che le vaccinazioni fossero obbligatorie, solo che fossero gratuite. E se avessero dovuto pagare, pazienza. Si sarebbero indebitati pur di farle ai figli.
Ma – direte voi – i tuoi nonni erano gente modesta, del profondo sud, insomma gente ignorante; e allora non c’era Report, non c’era il blog di Grillo, non c’erano legioni di medici convertiti all’omeo-olistico-quantico-sbirulo-patia. Naturale che non avessero spirito critico, che si fidassero dell’autorità: del medico condotto, dell’ufficiale sanitario, delle suore dell’asilo.
Sissignori - dico io - i miei nonni erano gente modesta, di un’altra epoca. Ma proprio per questo ne sapevano più di voi e me in materia di vaccinazioni. Il fatto si è - signori miei - che loro il mondo l'avevano visto prima che le vaccinazioni diventassero una pratica universale: se eri tra i fortunati arrivati incolumi alla maturità, avevi almeno un fratello, un cugino, un vicino di casa, un compagno di scuola o un conoscente ucciso o invalidato da una delle tante piaghe: vaiolo, poliomielite, difterite, parotite, morbillo etc. Loro – i miei nonni – avevano visto dal vivo il miracolo dei vaccini: la fine dell’ecatombe, le vite risparmiate.

Negli anni ‘90, però, grazie ai vaccini quelle malattie erano scomparse e non c’era più nessuno che ne avesse esperienza diretta. Il miracolo dei vaccini era onnipresente, ma proprio per questo era diventato invisibile: lo si poteva solo leggere nei libri di storia, immaginare da aride statistiche sul calo dei morti.
Di visibile c’era invece un’inquietante coincidenza. I vaccini erano somministrati proprio nell’età in cui compaiono i sintomi dell’autismo. E le diagnosi di autismo erano in crescita. Genitori disperati - cui la scienza non sapeva spiegare la disgrazia che gli era piovuta addosso - cominciarono a sospettare dei vaccini. Il mondo scientifico riteneva l’ipotesi infondata. Ma ormai eravamo nell'epoca di internet e - si sa - in rete si trova sempre un “esperto” disposto ad attestare che la terra è piatta. E poi, vuoi mettere la TV? Fa più audience una mamma in lacrime o uno scienziato che snocciola statistiche? L’ipotesi divenne una teoria popolare, nacque un movimento anti vaccini.

Nel 1998 un salto di qualità. Un ricercatore e chirurgo britannico – Andrew Wakefield – guidò uno studio (pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet) che “dimostrava” il legame tra il vaccino trivalente (morbillo, parotite, rosolia) e l’insorgenza dell’autismo. L’antivaccinismo diventò valanga. TV e giornali si riempirono di attivisti, mamme disperate e “esperti” terrapiattisti. Le vaccinazioni diminuirono. Nel 2000 a Dublino – città in cui il morbillo era considerato sradicato – 111 bambini si infettarono, tre morirono.
Ma lo studio aveva qualcosa che non andava. Gli altri ricercatori non riuscirono a confermarne i risultati. Non solo. Si scoprì poi che era stato finanziato da avvocati che volevano screditare i vaccini (per intentare cause milionarie alle industrie farmaceutiche), che l’autore stesso aveva un interesse personale (aveva brevettato un vaccino concorrente) e soprattutto che la metodologia e i risultati delle studio erano stati brutalmente falsificati. Dieci dei tredici autori ritrattarono, Lancet ritirò la pubblicazione e chiese scusa ai lettori, Wakefield fu processato, condannato per 16 violazioni (4 episodi di disonestà e 12 episodi di abuso medico sui bambini del campione) e radiato dall'albo dei medici (vedi wikipedia o, più in dettaglio, wikipedia inglese).

Gli antivaccinisti non cambiarono idea, cambiarono tesi (più volte in effetti). Quella di Wakefield era che il vaccino danneggiasse l’intestino permettendo il passaggio di proteine encefalopatiche. La
nuova che l’etilmercurio (aggiunto al vaccino come conservante) fosse causa dell’autismo.
Nel 2004 le industrie farmaceutiche tolsero l’etilmercurio dai vaccini (dichiaramente come misura precauzionale, in realtà per togliersi dai piedi gli antivaccinisti), ma i numeri dell’autismo non migliorarono (come avrebbero dovuto, se ci fosse stato un legame).
In quegli anni e negli anni successivi sono stati effettuati numerosi studi, condotti in vari paesi da enti di ricerca di vario tipo: governativi, universitari, di fondazioni e organizzazioni indipendenti. Tali studi hanno comparato larghi campioni di bambini vaccinati e non vaccinati, giungendo sempre alla stessa conclusione: l’incidenza dell’autismo è uguale nei due gruppi (Immunization Safety Review Committee; Adverse Effects of Vaccines: Evidence and Causality; Vaccines and Autism: A Tale of Shifting Hypotheses). Risulta smentita non solo l’ipotesi dell’etilmercurio, ma l’idea stessa che esista un legame tra il vaccino e l’insorgenza dell’autismo
Gli antivaccinisti non hanno cambiato idea, hanno cambiato mantra; ora è diventato: vaccinare meno, vaccinare meglio.
Ma vaccinare meno non è un’opzione. Le vaccinazioni sono efficaci solo se interessano la (quasi) totalità della popolazione.

Vaccinare meno è proprio quello che è accaduto a seguito della frode di Wakefield e della tenace campagna degli antivaccinisti. In Gran Bretagna il tasso di vaccinazione è sceso dal 92% del 1998 al 73% del 2008, con almeno 2 ulteriori bambini morti nel 2008. Altre epidemie sono scoppiate da allora in Europa e negli Stati Uniti; altri bambini sono morti a causa del calo delle vaccinazioni, non solo di morbillo, ma anche di altre malattie che erano considerate scomparse, come la HIB (Influenza Emofilica di tipo B).
Quanti morti per rinsavire? Quante cose come questa devono accadere per renderci conto che il metodo scientifico - per quanto fallibile - è l’unica base per scelte collettive informate e responsabili? Che i terrapiattisti, gli attivisti di professione, le mamme in lacrime non sono un’alternativa sana al pensiero razionale?
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