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Lo stupro e la cagna

  • Immagine del redattore: Antonino Spoto
    Antonino Spoto
  • 28 apr 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

Il post dice: lo stupratore della cagna si è consegnato alla polizia.

La foto mostra un uomo di spalle condotto a forza da due poliziotti.

Mi sorprendo. La cagna? Siamo tornati ai tempi in cui le donne violentate erano puttane, donnacce che se l’erano cercata? Leggo di più. I commenti danno addosso allo stupratore. No, non è una metafora, stiamo parlando proprio di un cane!

La storia. Uno studente di odontologia del Mato Grosso – una regione interna del Brasile - mette online un video in cui fa sesso con una cagna. Il video suscita un’ondata di rabbia popolare. La gente è infuriata. I più invocano il linciaggio.

La giustizia in Brasile deve occuparsi di cosette come: la guerra tra e con i trafficanti di droga (no, non è un’iperbole: scontri con armi da guerra, inclusi missili per abbattere gli elicotteri); rapine in banca con gli esplosivi; grosse bande che bloccano interi tratti di autostrada, rapinando a tappeto gli automobilisti e ammazzando a caso per divertimento.

Ma la pressione popolare - si sa - fa miracoli. La procura incrimina il giovane per associazione a delinquere (no, non pare aver senso, ma per un mandato di cattura il maltrattamento di animali non sarebbe bastato). La polizia scatena una caccia all'uomo … e al cane (sì, dicono che la cagna sia scomparsa e il popolo ne reclama a gran voce il salvataggio). Il giovane si dà alla fuga, ma la reazione dei più esaltati non si fa attendere: gli crivellano la macchina di colpi, gli devastano la casa, ne perseguitano i genitori. Dopo quattro giorni si consegna alla polizia.

Il post che esulta per l’arresto raccoglie decine di migliaia di commenti in una sola ora. Tutti più o meno dello stesso tenore: “Maledetto. Quel che gli hanno fatto non è abbastanza. Che vada in galera e sia stuprato a morte!”

Colpisce una reazione popolare così furiosa, che non si vede per le violenze sulle donne o gli omicidi, per le vittime umane. Colpisce che venga per lo più dai progressisti, quelli che invocano comprensione e indulgenza per tutti, compresi trafficanti e assassini, ma sembrano dimenticarla proprio in un caso cui il disturbo mentale è evidente.

Ma ciò che colpisce di più è il fatto che tutti parlino di stupro; che - con superficiale certezza - il concetto sia applicato fuori dall'ambito umano.

Una storiella che circolava anni fa racconta di un uomo che naufraga su un'isola deserta con acqua, cibo e un cammello. L’uomo sopravvive per anni, ma soffre la mancanza del sesso. Un giorno arriva sull'isola una donna bellissima. L’uomo sollevato le racconta le proprie sofferenze e dice che deve chiederle un favore. La donna, commossa, si mostra disponibile. Così l’uomo raccoglie il coraggio e specifica: “Mi terresti fermo il cammello?”

Per millenni l’umanità ha convissuto con la zooerastia: proibita più e più volte nella Bibbia (evidentemente ce ne era un gran bisogno), mitizzata dai greci antichi (Pasifae che si unisce al toro generando il Minotauro, Leda e il Cigno-Zeus), denunciata come segno di degrado della vita rurale (Padre Padrone), medicalizzata dalla psichiatria (tra i disturbi parafilici) e sfruttata dall'industria pornografica.

Scherno, peccato, mito, miseria, disturbo mentale o bene di consumo; ma mai - fino ad ora - stupro.

Diventerà politicamente scorretto raccontare storielle come quella del cammello? Vedremo giudici impegnati a soppesare prove e testimonianze per stabilire se la cagna (o il cammello) fosse consenziente? Assisteremo a dibattiti sulla maggiore età delle pecore?

L’idea dei diritti degli animali negli ultimi anni è cresciuta. Giustamente ne è derivato il reato di maltrattamento. E non c’è dubbio che gli atti sessuali su animali possano costituire maltrattamento. Ma il maltrattamento è una questione di crudeltà. Lo stupro è violazione della libertà sessuale della persona. Cancellare la differenza svilisce il concetto (e la gravità) dello stupro.

Quand'è che abbiamo cominciato a perdere il senso della realtà? Sarà mica colpa degli animaletti deliziosamente antropomorfi di Walt Disney?

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Nel poema di Ariosto Astolfo va sulla luna per recuperare il senno perduto di Orlando. La razionalità è il filo conduttore del blog, diario di idee e letture, in cui prendo spunto da questioni di cultura, società e costume, per segnalare quelli che mi sembrano vizi del pensiero, mancanze di raziocinio.

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