Antichi e moderni Ferrer
- Antonino Spoto
- 2 feb 2017
- Tempo di lettura: 4 min
Caro-RCA e populismo: come e perché far finta di occuparsene, ignorando le cause, distorcendo il mercato e facendo regali ad alcuni a carico degli altri

Cos’è la politica populista? No. Non è quello di cui i politici "tradizionali" accusano i politici "nuovi", cioè la denuncia forte e generalizzata della corruzione sistemica. È quello che i politici vecchi e nuovi spesso fanno insieme: coltivare gli umori popolari - spesso superficiali e irrazionali - in spregio di ragione e conoscenza. È il cancelliere di Milano Ferrer, che nella carestia del 1628 impone un ribasso del prezzo del pane, generando l'aumento dei consumi e l'esaurimento delle scorte, che trasformano la penuria in fame e aprono la strada alla peste (vicenda raccontata da Manzoni nel XII capitolo de I promessi sposi).
Ma questa è storia di un’epoca buia. Oggi è diverso. Giusto?
Circola su face-book un appello di Luigi Di Maio su una questione di assicurazione automobilistica.
L’assicurazione auto in Italia costa il doppio che nei principali paesi europei. E il costo varia fino al doppio da provincia a provincia. Ovviamente c’è un problema. Il popolo mugugna. Così il governo ci sta lavorando. Lavorando? Beh, non esageriamo. Sta facendo ciò che fa di solito invece di lavorare: una legge. Si intitola “Legge annuale per la concorrenza e il mercato”. Caspita! Allora l'assicurazione costa troppo per mancanza di concorrenza e malfunzionamento del mercato. Ma come è possibile? Sul web ci sono centinaia di offerte. C’è una normativa europea che tutela la concorrenza. E poi “legge annuale” non ha senso. La tutela della concorrenza non è questione annuale: gli americani hanno fatto una legge antitrust nel 1890 (Sherman Act) e l’hanno rimaneggiata una volta nel 1915 (Clayton Act)!

Facciamo un passo indietro. Il governo e il parlamento hanno indagato le cause del caro-assicurazione? Non risulta. E non stupisce. Di solito la nostra classe politica va a orecchio. Ma c’è chi l’ha fatto. C'è un rapporto del BCG.
L'85% del maggior costo è dovuto a decisioni del governo (troppe tasse) o a problemi di natura pubblica su cui il governo fa poco o nulla (indisciplina stradale, frodi assicurative, tribunali intasati). E le differenze di costo tra province derivano dalla diversa incidenza di tali problemi (gravissimi in alcune, virtualmente inesistenti in altre).
Beh, allora il governo con quella legge vorrà porre rimedio alle cause: intensificare e rendere più rigorosi i controlli sulle strade; rendere più efficienti i tribunali e meno convenienti le cause pretestuose; creare delle unità di investigazione sulle frodi assicurative e mettere davvero in galera i truffatori. Ma figuriamoci! Tutto ciò richiederebbe competenze, duro lavoro e una dose iniziale di impopolarità. Vuoi mettere quant'è più facile una legge populista?
Nella legge in discussione l’unico intervento che riguarda le cause reali del caro-assicurazione è quello che standardizza i risarcimenti (ciò che dovrebbe ridurre le liti). Quanto a contrastare le frodi il governo vuole inasprire le formalità per i risarcimenti; ciò che - come sempre accade in questi casi - renderà la vita difficile agli onesti, senza scoraggiare i truffatori (che, essendo professionisti, si attrezzeranno adeguatamente).
La maggior parte delle norme, invece, stabilisce ribassi e condizioni contrattuali predeterminate, creando una specie di cartello di Stato per la distorsione della concorrenza e del mercato. Il che, bisogna ammetterlo, è un gran bel risultato per una legge che pomposamente si intitola alla tutela dell’una e dell’altro!

Ma allora l'appello del leader M5S sarà volto a denunciare la carenza di interventi sulle cause reali, a difendere il buon funzionamento della concorrenza e del mercato. Ma figuriamoci! L'appello è a favore della norma più populista, quella che dà un ribasso agli automobilisti (senza incidenti negli ultimi 5 anni) delle province più care (ad esempio: Napoli, Crotone e Foggia). C'è da scommettere che il popolo esulterà; specialmente quello delle province beneficiate (che guarda caso coincide in gran parte col bacino elettorale del suddetto leader).

Il resto del popolo faticherà a capire ciò che la norma non dice: che il ribasso lo pagheranno gli automobilisti delle province virtuose (ad esempio: Aosta, Enna e Potenza). Il che non è razionale (di fatto è una sovvenzione pubblica posta a carico di alcuni privati), né equo (i vizi delle province più care dipendono dalle comunità locali, non certo dagli abitanti delle altre province).
Semmai la riduzione per il virtuoso di Napoli dovrebbe essere compensata da un aumento per il vizioso di Napoli. E qui casca l’asino. Perché in Italia le differenze tra le classi di merito sono minime (in Italia il vizioso paga il doppio del virtuoso, mentre in Germania paga 6 volte).
Sono le assicurazioni che non amano punire i viziosi e premiare i virtuosi? Niente affatto: è la legge che lo impedisce (vedi lo studio BCG)!
Conclusione: una classe politica populista costringe i virtuosi a sovvenzionare i viziosi. Finora all’interno della stessa provincia. Adesso allargando il meccanismo all’intero paese. E ciò per costi generati proprio dall'incapacità della stessa classe politica di porre rimedio a problemi di natura pubblica.
E non v'è nessuno che dissenta: il populismo in questo paese non è di parte.
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