Il profumo e il pavone autolesionista
- Antonino Spoto
- 21 gen 2017
- Tempo di lettura: 2 min

Pubblicità di un profumo. Mi colpisce il prezzo. Scopro che ce ne sono anche da 1200 euro: 12.000 euro al litro! Stupefacente. Alcol ed essenze: a occhio e croce un costo di produzione di pochi euro. C’è una tale differenza con quelli da 20 euro al flacone? Non credo. I componenti sono dello stesso tipo, la funzione materiale è la stessa. So già cosa direbbe il venditore: una fragranza raffinata. Ma è soggettivo. Scommetto che c’è ne sono per tutti i gusti, tra quelli cari e tra quelli economici. E allora, chi compra un profumo così caro cosa paga?
Già me li sento gli amici di sinistra: il capitalismo reificante, l‘alienazione borghese, i bisogni indotti; e giù con Foucault e Adorno. E già mi immagino gli amici cattolici: la vanità, il peccato originale; e giù con Paolo e Agostino. Ai primi replicherei che i consumi ostentativi sono un fenomeno molto più antico del capitalismo (Veblen, The Theory of the Leisure Class). Agli altri direi che il peccato originale attiene all’acquisto della conoscenza, dell’autocoscienza; ben lontano dalla vanità (Genesi). Vorrei immaginare anche gli amici di destra, ma si tratta – almeno in Italia – di quelli che il profumo da 1200 euro lo comprano (o vorrebbero poterselo permettere); probabilmente direbbero solo: che figata!
E allora torniamo al consumatore. È uno stupido? Un autolesionista? Non proprio. Non più del pavone.

Quanto più grande è la ruota, simmetrici i disegni e brillanti i colori, tanto più le femmine gli si concedono.
Perché? Dobbiamo pensare che sia una propensione estetica? Una passione artistica? Non proprio. Per quanto si vogliano apprezzare le facoltà intellettuali di una “pavonessa”, si può ragionevolmente escludere che sia un critico d’arte. La natura è più diretta e funzionale.
L’interesse della femmina è farsi fecondare dal maschio con il patrimonio genetico migliore, quello che assicura una discendenza in grado di sopravvivere e riprodursi. E qui il mistero si infittisce. Perché in realtà la ruota è uno svantaggio. Ha un elevato costo energetico, è un ricettacolo per i parassiti e rende più difficile sfuggire ai predatori. Possibile che la “pavonessa” sia attratta da una caratteristica del maschio che ne compromette la sopravvivenza?

Il paradosso è risolto dalla teoria dell’handicap: poiché la ruota è un peso, per potersela permettere un maschio deve essere in ottima forma, deve avere un patrimonio genetico superiore. In altri termini, con una scelta autolesionista il maschio prova alla femmina la propria qualità superiore (Zahavi, The Handicap Principle: A Missing Piece of Darwin's Puzzle).
Se state pensando che il profumo sia proprio e soltanto quello, l’equivalente della ruota del pavone …
Beh, io non l’ho detto, l’avete pensato voi.
Comentários