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Il semaforo e il pensiero corto

  • Immagine del redattore: Antonino Spoto
    Antonino Spoto
  • 26 nov 2016
  • Tempo di lettura: 1 min

C’è un semaforo nuovo qui vicino, sempre intasato. Gli automobilisti che girano a sinistra si ammassano al centro dell’incrocio; aspettando che scatti di nuovo il rosso; e fanno un ingorgo perenne. Nessuno si accorge che non c’è l’obbligo di fermarsi. È un altro caso di pensiero corto. I primi ad attraversare il semaforo si sono sbagliati. Gli altri hanno seguito i primi. Ormai lo fanno tutti; e ciascuno lo fa perché lo fanno tutti.

Seguire il branco è un’altra scorciatoia dell’evoluzione. Se gli altri evitano di mangiare una pianta, faccio lo stesso; probabilmente è velenosa. La saggezza del branco è frutto dell’esperienza.

Ma vale in un ambiente semplice e stabile. Nelle società moderne i problemi sono nuovi e complessi. I branchi sono sterminati e virtuali; soggetti a mode di pensiero, spesso irrazionali e inaffidabili. La saggezza del gruppo è diventata stoltezza di massa. Pensare con la propria testa è faticoso; e innaturale. Siamo proni a seguire il branco. E non ce ne accorgiamo; convinti che le nostre idee siano farina del nostro sacco. P.s.: sì, vale anche per gli alternativi; ciò che è alternativo in quel caso è solo il branco di riferimento.

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Nel poema di Ariosto Astolfo va sulla luna per recuperare il senno perduto di Orlando. La razionalità è il filo conduttore del blog, diario di idee e letture, in cui prendo spunto da questioni di cultura, società e costume, per segnalare quelli che mi sembrano vizi del pensiero, mancanze di raziocinio.

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