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Il film e la mafia: ego me absolvo ...

  • Immagine del redattore: Antonino Spoto
    Antonino Spoto
  • 5 nov 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Ho visto il film di Pif (Pierfrancesco Diliberto): “In guerra per amore”. Complessivamente un bel film; di quelli rari, dove un tema serio è raccontato con leggerezza intelligente. Peccato che nella seconda parte il “messaggio” prenda il sopravvento e il film tenda verso il concione politico. La tesi è questa. Nel ’43 la mafia in Sicilia è quasi sconfitta (nel film tutti i boss sono in galera tranne uno). Gli americani sbarcano in Sicilia con una lista di boss mafiosi. Con l’aiuto di quell’unico boss che non è in galera conquistano l’immaginario paese di Crisafulli. Poi liberano quelli che stanno al gabbio e li collocano ai vertici dell’amministrazione. Grazie agli americani la mafia risorge e diventa padrona dell’isola. Vero, ma dannatamente parziale. Gli americani si alleano con i mafiosi perché gli servono. Gli servono perché sono già i padroni dell’isola. Perché hanno il rispetto, l’obbedienza, l’appoggio dei siciliani. Ma nel film questo è accuratamente omesso. I siciliani sono solo delle comparse, povere e ignare, vittime involontarie delle manovre di un pugno di ottusi colonnelli americani e di violenti boss mafiosi. L’industria dell’alibi nell’isola è sempre stata rigogliosa. Da sempre i nostri intellettuali ci cullano con tesi assolutorie e autocelebrative. Esibiamo con orgoglio vestigia greche, arabe, normanne, francesi, spagnole. Ce ne vanagloriamo come di un passato imperiale. Ci guardiamo bene dal prenderle per ciò che sono: testimonianze della perenne incapacità di autogovernarci. Siamo sempre stati culturalmente ed economicamente arretrati (tanto più se non ci ascriviamo i successi dei dominatori stranieri). Ma i nostri intellettuali hanno trovato il rimedio. Librerie e bar dello sport sono pieni di una storiella: il Regno dello due Sicilie era florido e industrializzato; sono stati quei cattivoni dei sabaudi a rovinarci la festa, distruggendo a bella posta la potenza economica borbonica. No, non è un’invenzione. È proprio così. Parlate di queste cose con noi siciliani: due su tre vi racconteranno - con grave e solenne serietà - che la colpa è dei piemontesi! Adesso, rassicurati dal conterraneo Pif, possiamo dormire tranquilli anche sulla questione della mafia. Abbiamo trovato i veri colpevoli: gli americani!

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Nel poema di Ariosto Astolfo va sulla luna per recuperare il senno perduto di Orlando. La razionalità è il filo conduttore del blog, diario di idee e letture, in cui prendo spunto da questioni di cultura, società e costume, per segnalare quelli che mi sembrano vizi del pensiero, mancanze di raziocinio.

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