La prof razzista e la libertà di espressione
- Antonino Spoto
- 22 ott 2016
- Tempo di lettura: 1 min

Leggo sul Fatto online un commento di Beppe Giulietti contro una professoressa di Venezia che ha scritto su fb e altrove frasi razziste, secondo cui gli islamici andrebbero bruciati, annegati, cacciati. Il commentatore informa che il ministero ha predisposto un’ispezione, gli studenti hanno organizzato una manifestazione di protesta e addirittura un gruppo parlamentare di sinistra ha presentato un’interrogazione. Presumo che quelle della professoressa non siano state affermazioni volte ad indurre qualcuno a commettere stragi, ma semplici opinioni, per quanto radicali e sguaiate, espresse a titolo personale e non nell'esercizio dell'insegnamento. Per questo quello che mi pare grave non è che una singola persona esprima delle opinioni orribili, bensì che il commentatore, il ministero, gli studenti e addirittura una parte del parlamento si mobilitino contro la libertà d’espressione, per chiedere che l’autrice sia repressa (cacciata, sospesa etc.). Un aforisma falsamente attribuito a Voltaire recita: “Non condivido la tua opinione, ma sono disposto a morire perché tu abbia il diritto di esprimerla”. Le opinioni, per quanto orribili, si oppongono con le opinioni, non con la repressione di chi le sostiene. Invece i preti - siano essi cattolici, islamici o officianti dell’ortodossia di sinistra - non si smentiscono: trovano naturale controllare le opinioni e “bruciare” gli autori di quelle “sbagliate”.
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